
Eccoci arrivati al quinto appuntamento della nostra rassegna sul Cammino di Santiago a cadenza bimestrale. Fare un’attenta selezione delle storie riguardanti il cammino non è un compito facile, perché ognuna di loro ha una singolarità che arriva dritta al cuore di chi legge, uno spaccato di vita denso di immagini ed emozioni forti.
Anche questa volta abbiamo deciso di condividere con te 4 storie sul Cammino di Santiago che ci hanno colpito e che sapranno offrirti uno spunto di riflessione sui valori che questo pellegrinaggio sa trasmettere:
- La storia di Manuel Mariño e del suo cammino in silenzio
- La rotta via mare in Galizia
- Christian e Sonia, un cammino dedicato alle patologie invisibili.
- Serena Banzato, la tenace atleta paralimpica
Non una parola: il Cammino di Santiago in silenzio
Sui benefici che il Cammino di Santiago sa donare, si sono spesi da sempre fiumi di parole soprattutto riguardo la capacità di dialogo e di ascolto ma, a quanto pare, qualcuno ha pensato bene di regolarsi diversamente!
Ci riferiamo a Manuel Mariño, insegnante di mindfulness all’Università di Saragozza, che ha completato tre cammini di Santiago senza pronunciare una parola. Non è una sfida personale o una scommessa tra amici, ma fa parte della sua strategia per avere gli strumenti utili per aiutare gli altri a soffrire di meno.
Abitualmente, l’insegnante conduce ritiri in un monastero nella comunità autonoma de La Rioja, dove il silenzio è parte importante del rito e strumento utile alla riflessione.
Mariño ha percorso quasi mille chilometri solo con il suo zaino e un cartello con su scritto “Cammino in silenzio”, senza aprire bocca neanche per chiedere qualcosa o salutare i suoi compagni di cammino.
Manuel è diventato una sorta di piccola celebrità lungo i sentieri, infatti mano a mano la voce del suo cammino silente si spargeva e i gestori degli ostelli lo attendevano curiosi.
Può apparire un po’ ridicolo, ma addirittura, durante una cena, ha assistito a una discussione tra alcuni pellegrini su quale fosse il motivo del suo silenzio; molte le ipotesi, ma nessuna si è dimostrata corretta né rifletteva le sue vere motivazioni.
Benché i giorni passati sul Cammino de la Plata in cui ha dialogato solo con se stesso siano stati davvero tanti, Manuel non ha mai concesso alcuna deroga alla sua “regola” del silenzio.
L’unica forma di comunicazione che ha usato, solo qualora indispensabile, è stata la scrittura.
Manuel ha completato il cammino partendo da luoghi diversi: Siviglia, Porto e Braga, vivendo sempre questa esperienza a pieno, con la consapevolezza di quanto il silenzio possa aiutare a udire in profondità le sensazioni e le emozioni che si provano.
Nonostante egli sappia che non esiste una motivazione che accomuna tutti i pellegrini che compiono il cammino, spesso la decisione è originata da accadimenti che hanno sconvolto la vita del pellegrino.
Nel tempo ha capito che il cammino stesso può rivelarsi un percorso di cura, che aiuta chi si mette in marcia a relazionarsi con le difficoltà. Per superare le sofferenze che proviamo, diventa fondamentale il modo in cui ci rapportiamo con ciò che è accaduto, il percorso soggettivo che scegliamo di compiere per perdonare noi stessi e gli altri.
É qui che il silenzio entra in campo, donando dei momenti profondi e intimi per viaggiare dentro se stessi, ascoltando ciò che la nostra anima ha da dire.
La Galizia e la rotta del Cammino sul mare

Per chi ama il mare e vorrebbe provare nuove emozioni, ecco un’alternativa avvincente rispetto al “classico” Cammino di Santiago, una versione che saprà aggiungere una dose di adrenalina in più a un’esperienza già di per sé densa di emozioni. Scopriamola insieme.
La Galizia, comunità autonoma più occidentale della Spagna e dell’Europa continentale, è nota per essere diventata la meta finale dove si recano i pellegrini che percorrono il Cammino di Santiago, uno dei percorsi più importanti al mondo.
Questo cammino affonda le sue radici nella storia che risale al ritrovamento del corpo di San Giacomo, che la tradizione vuole sia stato portato qui dai suoi discepoli.
L’itinerario del Cammino, lungo circa 800 chilometri nel suo sentiero più famoso (Cammino Francese), in realtà comprende diverse strade che conducono alla splendida Cattedrale di Santiago di Compostela. Oltre alla classica percorrenza a piedi, è possibile compiere il Cammino anche a cavallo, in bici e addirittura in barca a vela.
Il punto da cui salpare è il porto di Baiona, famoso perché punto di approdo della caravella Pinta dopo la scoperta dell’America; da qui sarà possibile scoprire le insenature tipiche della Galizia, le “rias“.
Falesie, baie e isolette rendono la navigazione lungo la costa galiziana un’esperienza affascinante e suggestiva. Inoltre, un altro punto di forza della costa galiziana è certamente la presenza di numerosi porti facilmente accessibili in caso di necessità da parte dell’equipaggio.
L’associazione nautica galiziana Asnauga offre la possibilità di ripercorrere le orme via mare del Cammino di Santiago, conducendo i pellegrini per le tappe previste sino a giungere a quella finale. Nei vari porti sarà possibile farsi apporre i timbri che serviranno per ottenere l’attestato di compiuto pellegrinaggio: la Compostela.
Il percorso richiede dai 3 ai cinque giorni di navigazione a vela, 90 miglia nautiche da compiere più una piccola parte a piedi per raggiungere la cattedrale di Santiago e ricevere la Compostela.
Punto di forza di queste zona è inoltre il Parco nazionale marittimo e terrestre delle Islas Atlanticas, che coinvolge l’80% dell’area sottomarina e il 20% dell’area terrestre. Le isole dell’arcipelago di Cíes, Ons, Cortegada e Sálvora, le foreste di pino ed eucalipto e le acque trasparenti sono raggiungibili navigando lungo la rotta Sud, che passa per Vigo, Portonovo e Riveira.
Infine, da non perdere è sicuramente il Parco naturale de Corrubedo, che potrai trovare tra Arousa e Muros e Noia. Questo splendido spazio naturale è formato da un ambiente variegato, che comprende lagune, boschi, dune e tantissime specie di uccelli acquatici. Il Mirador de Curotiña, una terrazza naturale a 600 metri di altezza, offre una vista mozzafiato sulla costa galiziana, particolarmente al tramonto.
Durante questo percorso, è impossibile trascurare un aspetto importante In Galizia: la gastronomia!. La salinità delle rias e le correnti dell’Atlantico rendono i frutti di mare più polposi e grandi, rendendoli protagonisti dei piatti galiziani insieme ai granchi e ai polpi. La capasanta, la cui valva è simbolo del Cammino di Santiago stesso, è uno dei frutti di mare più prelibati insieme alle cozze allevate sulle batteas di Vigo.
Navigare lungo la rotta del Cammino di Santiago attraverso la Galizia è un’esperienza che combina storia, cultura, paesaggi mozzafiato e un’ottima gastronomia.
Storie sul Cammino di Santiago: Christian e Sonia

La coppia di cui vogliamo parlarti adesso, oltre ad amare il mondo dei cammini ha il grande pregio di portare avanti una vera missione riguardo un tema delicato, cioè quello delle patologie poco conosciute e, per questo, spesso trascurate.
Christian Vitali, ex consigliere comunale di Parabiago, e la sua compagna Sonia Bono, limbiatese che lavora a Saronno, hanno percorso circa 300 km, dalla città di Siena a quella di Roma, al fine di regalare visibilità ai “guerrieri invisibili”, cioè le persone affette da patologie poco conosciute.
Christian ha già percorso il Cammino di Santiago per sensibilizzare i pellegrini in merito alla fibromialgia, ma non si è fermato qui. Infatti, con lo stesso fine, ha anche camminato per 600 km della Via Francigena da Pavia sino a Roma e 180 km sulla Magna via Francigena in Sicilia.
La percorrenza di questi itinerari ha avuto sempre un obiettivo: coniugare l’attenzione suscitata tra i camminatori con la generosità, promuovendo una raccolta fondi a favore della ricerca sulla fibromialgia sostenuta dalla fondazione ISAL.
L’esperienza del cammino è stata molto positiva per i due ragazzi, che hanno avuto modo di apprezzare la bellezza dell’Italia e dei suoi luoghi, godibili sino in fondo soltanto compiendo i percorsi a piedi.
Durante il loro viaggio, hanno incontrato tanti pellegrini con cui hanno parlato della loro iniziativa e dei “Guerrieri Invisibili”.
Dopo 300 km di cammino, Sonia e Christian sono giunti a Roma, emozionatissimi e grati per essere riusciti a portare a termine questa avventura. Il messaggio che hanno tratto dall’esperienza del cammino è stato quello di scoprire e trasmettere la voglia di ascoltare e aiutare, trasformando le parole in fatti concreti a favore di coloro che soffrono una condizione difficile.
Infine, tanto impegno è stato anche indirizzato verso il progetto “Il tuo passo è già storia” promosso dall’associazione Libellula Libera in tandem con “Via Francigena in Tuscia”, che ha visto i due pellegrini firmare a nome dei Guerrieri invisibili una piastrella che insieme a tante altre formerà una strada-monumento.
La forza indomabile di Serena

Quando siamo in perfetta salute non riflettiamo mai su quanto tutto ciò non sia scontato, mentre quando stiamo male ci accorgiamo di quanto sia prezioso ogni attimo di vita.
L’ultima storia sul Cammino di Santiago che vogliamo raccontare adesso ha dell’incredibile, perché riuscire a trovare persone dotate di una forza d’animo come quella di Serena Banzato non è affatto facile.
Andiamo a conoscerla da vicino.
Serena Banzato, oltre a essere un’inarrestabile atleta di 37 anni, è anche una psicologa dello sport, una psicoterapeuta, psicologa clinica e di comunità, paratleta del gruppo Woman ParaTriatlhon. La sua vita piena e dinamica subisce un’improvvisa svolta nell’agosto del 2018, quando decide di intraprendere il Cammino di Santiago con la compagna d’avventura Laura.
Durante il cammino, quando ormai mancavano poche tappe del Cammino del Nord per l’arrivo a Santiago di Compostela, Serena sviluppa una semplice vescica sul tallone sinistro, che ovviamente non la preoccupa poiché questo tipo di fastidio è molto frequente tra i pellegrini.
Tuttavia, improvvisamente, inizia a stare male in modo piuttosto intenso, sino al punto da dover ricorrere all’aiuto dei sanitari. Grazie alla generosità di alcune persone del luogo, in qualche modo Serena e Laura riescono a raggiungere l’ospedale galiziano di Lugo, dove le viene diagnosticata una fascite necrotizzante, causata da un batterio che manda in necrosi la zona infetta agendo sul sistema immunitario.
Da lì inizierà il calvario di Serena, che dovrà operarsi per ben tre volte per raggiungere la certezza di essere fuori pericolo. Ovviamente questo percorso sarà seguito da debilitanti trasfusioni e ricoveri presso i reparti infettivi.
Quando finalmente la situazione si stabilizza, Serena riesce finalmente a prendere un volo per Padova dove affronta altre operazioni, cicli di trattamento nella camera iperbarica e tanta, tantissima fisioterapia.
Tutto questo avrebbe sfiancato e depresso chiunque, ma lei non si è arresa, anche perchè c’era il suo piccolo che allora aveva solo poco più di tre anni ad attenderla. Affronta tutto con forza e determinazione, essendo grata comunque per aver avuto questa seconda possibilità, negata a tanti altri. Continua gli studi e il suo amore per lo sport la sostiene tra gare e allenamenti, permettendole di diventare la professionista affermata che è oggi.
Questa esperienza le ha insegnato l’arte della pazienza e la necessità di non scoraggiarsi quando la vita mette di fronte a stravolgimenti che inizialmente appaiono catastrofici.
Le ha donato forza e perseveranza nella vita, particolarmente importanti nel suo lavoro di psicologa e atleta. Infine, ha compreso che gli avvenimenti avversi sono incontrollabili e spesso inevitabili, ma ciò che possiamo fare (e che sarà determinante) è affrontarli con forza e tenacia.
