
Sul significato profondo che spinge a percorrere i sentieri del Cammino di Santiago abbiamo già detto tanto, analizzando le varie motivazioni e cercando di approfondire ogni singolo aspetto attraverso racconti e testimonianze da parte di chi lo ha vissuto in prima persona.
Leggendo del Cammino di Santiago opinioni e pensieri, ci siamo soffermati sui valori che esso racchiude e soprattutto sulla magia di entrare in contatto con la propria interiorità. Le opportunità che offre il Cammino per pensare e riflettere difficilmente potranno presentarsi in altri viaggi o esperienze del vivere quotidiano.
Ecco perché parliamo di ciò che lascia il Cammino di Santiago ogni giorno nella vita, quei riflessi che aiuteranno a farsi largo tra i dubbi precedenti, le ansie e le domande in cerca di risposte.
Se il viaggio dentro di sé avrà una valenza spirituale ed emotiva forte e coinvolgente, produrrà effetti altrettanto intensi ed efficaci. Si parla quasi sempre dei preparativi e della vita lungo il Cammino, ma oggi vogliamo focalizzare la nostra attenzione (e la vostra) sul dopo.
Abbiamo già provato in questo sito a rispondere alla domanda principale: il Cammino di Santiago ti cambia la vita? Per quanto la risposta possa essere estremamente soggettiva, proprio quando meno ce lo aspettiamo a volte giungono segnali di cambiamento, talvolta anche a notevole distanza di tempo.
Il racconto di Dario Tedesco
Oggi riportiamo l’esperienza che ci ha inviato Dario Tedesco: attraverso il suo racconto personale e travagliato, scopriremo aspetti e frammenti di vita prima insospettabili, poi inequivocabilmente rivelatori di un percorso di rinascita interiore.
Il Cammino di Santiago ogni giorno: cos’è cambiato? Cos’è rimasto dal viaggio?
“L’empatia accumulata negli incontri speciali avvenuti lungo il cammino mi ha accompagnato per i primi mesi dopo il rientro, le persone negli scambi quotidiani hanno avuto voglia anche qui di concedermi pensieri e confidenze, e io ho cercato di ricambiare ascoltandoli con tutta l’attenzione possibile, concentrandomi oltre che sulle parole pronunciate, anche sul tono di voce, sulle pause, sulla vitalità espressa e sulle emozioni che trapelano dagli occhi.
Un’intensità positiva che rimane viva e fa provare la gioia dello stare in relazione.
Anche negli aspetti pratici della vita, appena tornato, si sono presentate delle novità inaspettate. Una proposta di lavoro più remunerativa e con maggiori responsabilità, donne da conoscere per capire se potesse esserci un noi. Pareva che gli altri subissero il fascino della serenità e sicurezza che avevo acquisito in cammino, ed è stato allora che ho commesso un errore banale.
Mi sono compiaciuto di ciò che avevo fatto e ho attribuito un potere magico alla via per Compostela. Ho ricominciato a parlare troppo, accontentandomi di piacere, d’incantare gli altri con l’educazione di maniera e il sorriso ampio. Le porte che si erano aperte si sono chiuse prima che potessi entrare.
Ero frustrato, mi ritrovavo nello stesso pantano in cui ero prima di partire. Mi sentivo incompiuto, in me era presente la sensazione di poter spiccare il volo, di potere vivere una vita piena, ma di essere incapace di compiere il primo balzo”.

Un percorso dentro di sé, tra cadute e rinascite
“Ho deciso di stare in silenzio, d’isolarmi, di troncare i rapporti superficiali. Scavando, in solitudine, dopo essermi compianto e sentito solo, ho provato a ricominciare ad avere fiducia in me, negli altri e nella vita. Ho cercato di stare con le persone che assecondano i propri talenti e che cercano di muoversi tra parole e azioni in maniera costruttiva.
Mi sono sentito spesso incapace davanti a chi ha costanza e determinazione nel realizzare progetti, li ho osservati con ammirazione, sono stato vicino a queste persone che la vita per fortuna mi ha fatto incontrare e che ho imparato a riconoscere. Donne e uomini che non agiscono usando il prossimo e che non si rassegnano a una società che approfitta degli altri per avere profitto.
Stavo in silenzio con loro, sapevo che sarei stato smascherato se avessi parlato per compiacerli o compiacermi, ho usato tanto inchiostro per cercare di fare ordine dentro di me. Ho cercato la sorgente delle idee che esprimevo, non accontentandomi di lasciarle schizzare come schegge impazzite. Sono ripartito dal motivo per cui mi ero messo in cammino: per realizzare un sogno”.

Il Cammino di Santiago ogni giorno: il ritorno e gli anni successivi
“Sette anni fa sono partito per il cammino e per farlo ho dovuto affermare la mia piena volontà. Tra i familiari c’è stato chi ha provato a dissuadermi e ostacolarmi, ma non ho desistito. Mi sono ricordato che “volere è (anche) potere”.
Concretizzando i desideri mi sono sentito più sicuro in ogni ambito della vita. Nel quotidiano, la sensazione di trovarmi in una melma in cui non riuscivo a prendere delle decisioni che portassero a cambiamenti, pian piano si è affievolita ed ho iniziato a costruire e realizzare, il sostantivo sogno è stato sostituito dalla parola progetto. La vita mi ha donato tanto negli ultimi anni, so che tutto potrà sparire se mi siederò sugli allori, se non onorerò ciò che ho.
Il cammino è stato importante, lascerà a lungo il suo beneficio ma non è risolutivo. Smettere d’impegnarsi a crescere relegherà il bel tempo vissuto in un angolo buio, come accaduto al diario in cui scrivo. Senza luce non c’è colore. Non posso delegare a un’esperienza, seppur importante, la mia parte di fatica, sarei come chi segue una conferenza di un docente colto o illuminato e pensa per questo di aver compiuto un percorso.
Oggi ho tolto dell’erba dal giardino, estirpando eseguo una forma di meditazione, un esercizio spirituale che mi permette di avvicinare la parte intangibile e invisibile che abita in ciascuno di noi. Non ho bisogno d’immaginare un dio, gigante supremo, che ci premia o punisce secondo il nostro agire, preferisco pensare che una parte divina sia in noi, come una perla da custodire e fare splendere, e che questo sia il nostro compito più importante”.
Il ritorno e il Cammino di Santiago ogni giorno: qui hai letto solo una parte di ciò che Dario ha scritto sulla sua esperienza lungo la Via di San Giacomo: il resto potrai scoprirlo nel suo libro “Déjà vu, Il cammino di Santiago”.
Anche tu hai messo i tuoi pensieri su carta? O vorresti farlo ma non sai come scrivere un racconto? Per farti un’idea, puoi iniziare leggendo i testi protagonisti del nostro concorso del 2021.
Se decidessi di lanciarti nella mischia e provare, invia il tuo scritto a info(chiocciola)ilcamminodisantiago.net e partecipa alla selezione per la pubblicazione sul nostro sito; che aspetti? 😉
