
Continua il nostro viaggio attraverso gli occhi e le emozioni raccontate da pellegrini e hospitaleros lungo il proprio cammino. Nei mesi precedenti, abbiamo raccontato della magia di un incontro d’anime sul cammino e la storia del pellegrino Anthony e la sua decisione di iniziare un percorso da hospitalero.
Oggi scopriremo la storia di una pellegrina tedesca, ma italiana acquisita, che dopo averlo desiderato tanto tempo ha deciso di percorrere il Cammino Francese e, come altri prima di lei, ci ha emozionato attraverso le sue parole così toccanti.
La poesia narra del forte legame che può nascere con una persona lungo il cammino e che a volte può letteralmente cambiare la vita.
Proseguendo il cammino tra le parole, scopriremo la storia di Federico, che dopo aver camminato per tanto tempo ha deciso di svolgere l’attività di ospitaliere volontario presso le strutture che accolgono i pellegrini.
Il suo racconto descrive un episodio accaduto durante un giorno di accoglienza lungo il Cammino del Nord, e di come la magia del cammino ci porta a cambiare e a riflettere su noi stessi e sugli altri.
Una pellegrina tedesca e un sentiero d’amore lungo 34 giorni

Ho 50 anni e sono d’origine tedesca. Vengo da un piccolo paese a nord della Germania vicino alla frontiera olandese. A 16 anni mi sono innamorata della musica di Eros Ramazzotti (e anche un po’ di lui) e ho deciso che “da grande” avrei vissuto in Italia e lavorato come insegnante di tedesco.
Ormai vivo da 22 anni a Torino e non me ne sono mai pentita di essermi trasferita in Italia. Continuo a essere innamorata della lingua italiana – un po’ meno della musica di Eros 😊.
Ho deciso di fare il Cammino tanti anni fa, quando in Germania è uscito il libro di un famoso comico tedesco nel quale racconta la sua avventura sul Cammino verso Santiago (il titolo originale è “Ich bin dann mal weg” di Hape Kerkeling – in italiano è stato pubblicato sotto il titolo “Vado a fare due passi“). Ma poi non sembrava mai il momento giusto per partire: i figli piccoli, la situazione lavorativa, ecc..
L’anno scorso, per il mio 50esimo compleanno, ho finalmente deciso che era arrivato il momento. Ho chiesto 6 settimane di aspettativa e sono partita, da Saint-Jean-Pied-de-Port fino a Finisterre. E come ho già scritto nella mia poesia, da lì niente è più come prima.
34 giorni
Il mio Cammino ha gli occhi azzurrissimi,
sono gli occhi tuoi
Il mio Cammino ha un sorriso enorme,
è il tuo sorriso.
Tu, che mi hai accompagnato per 34 giorni
tu, che mi hai superato
aspettato
seguito
portato lo zaino
riscaldato le mani
riempito la bottiglia d’acqua
organizzato un posto per dormire.
Tu, che mi hai parlato di te
tu, che mi hai ascoltato in silenzio
tu, che ti sei preso cura di me.
Tu, che con uno sguardo e un sorriso mi hai dato forza ed energia e leggerezza
lungo un Cammino a volte polveroso, a volte fangoso,
in salita e discesa,
sotto le stelle, la luna, il sole, la pioggia,
respirando l’aria fresca al mattino e l’aria bollente a mezzogiorno.
Tu, che hai portato disordine nella mia vita
all’improvviso mille domande, mille incertezze, un caos nella testa e una tempesta nel cuore che è aumentata con ogni passo accanto a te.
34 giorni di felicità, di compagnia, di sorrisi, di musica, di emozioni, di avventura, di insonnia e di sogni.
34 giorni di noi – fino a Santiago di Compostela
baci, abbracci, parole d’amore, lacrime, mani e labbra che si cercano e tante promesse
34 giorni – e niente sarà mai più come prima…
Per M.
Una pellegrina tedesca

Il cammino tra le parole: Federico e la Via delle Stelle
Mi chiamo Federico Cecchina e sono pellegrino e hospitalero. Il Cammino mi ha scelto in un momento particolare della mia vita, ma nel tempo, da una semplice avventura che arricchisce lo spirito, la Via delle Stelle è divenuta per me una compagna di vita.
Ho percorso quasi tutti i sentieri spagnoli e alcuni italiani. Quando posso, accolgo anche i pellegrini negli ostelli, dove mi piace dare una mano, regalare un sorriso, accogliere tutti in modo fraterno. Quella che segue è una piccola storia accaduta in un ostello spagnolo lungo il Cammino del Nord.
Il pellegrino con la corazza
Il Cammino di Santiago porta con sé una miniera di scoperte e piccole conquiste a ogni passo e, allo stesso modo, anche l’esperienza di chi svolge il ruolo dell’hospitalero sarà indimenticabile.
L’imprevedibilità è il cuore pulsante, la caratteristica principale che contraddistingue questo compito unico nel suo genere.
Le giornate potranno trascorrere sulla scia della solita routine quotidiana, oppure rivelarsi all’insegna dell’incredibile, tutto dipende dalla tipologia di pellegrini che giunge presso gli ostelli. Capita a volte, che la prima impressione apparentemente negativa riguardo un ospite, alla fine si dimostri l’opposto e viceversa.
É appunto per questo che l’hospitalero deve accogliere tutti allo stesso modo, senza fare distinzioni o lasciarsi influenzare da falsi preconcetti. Il pellegrino, chiunque esso sia, soltanto per essere tale, merita calore e comprensione, al di là del suo aspetto esteriore o dei suoi atteggiamenti poco ortodossi; dietro un’immagine apparentemente negativa può celarsi un animo buono e sensibile, capace di insospettabili gesti d’altruismo.
La storia di Gustave
A questo proposito ricordo con immenso piacere un episodio avvenuto durante un periodo in cui svolgevo il ruolo di hospitalero nel nord della Spagna. Quell’esperienza mi ha insegnato che bisogna andare al di là delle apparenze e accostarsi agli altri con umiltà e spirito di fratellanza, qualunque sia il presagio.
Mancavano soltanto due giorni alla conclusione del mio periodo di accoglienza e assaporavo già l’idea di rientrare a casa; devo dire con assoluta sincerità che mi sentivo soddisfatto per aver svolto il mio ruolo con impegno e dedizione.
Nel primo pomeriggio arrivò un pellegrino molto strano, sgarbato e irrispettoso nei confronti di chiunque lo avvicinasse; pensai immediatamente che avrebbe arrecato seri problemi a tutta la comunità e già, nel giro di pochi minuti, era riuscito a fare terra bruciata attorno a sé.
Non volle un posto nel dormitorio, ma preferì sistemarsi lontano dagli altri, in un angolo. Era chiara la volontà di rifuggire da ogni contatto umano. L’indomani fu il primo a svegliarsi e io, preparando la colazione, approfittai per tentare un timido approccio: con grande sorpresa non si dimostrò ostile, anzi cominciò a parlare tranquillo.
Cominciai ad abbandonare la prima impressione, scoprendo un uomo molto colto, dal carattere mite, ma sopraffatto dagli eventi.
La roccia lentamente si sgretola
Mi disse di chiamarsi Gustave, nato e vissuto in Francia, dove aveva ricoperto fino a pochi anni prima una carica importante svolgendo mansioni di rilievo presso una grande azienda. Mentre raccontava di sé, la voce a volte si spezzava e si percepiva una grande sofferenza.
Di colpo, nella sua vita si succedettero una serie di accadimenti avversi, come operazioni finanziarie sbagliate, seguite da vicende familiari drammatiche come la perdita della sua famiglia in un incidente stradale. Tutto ciò lo sconvolse, annientando tutti i suoi punti di riferimento.
Gustave aveva perso tutto quello che era riuscito a costruire, assistendo al crollo di tutto il suo mondo e ritrovandosi di colpo senza più nulla a cui aggrapparsi e credere.
Dopo un lungo periodo durato oltre un anno, segnato dalla depressione, decise di mollare tutto e rifugiarsi nella fede: fu così che si dedicò ai pellegrinaggi in assoluta solitudine, rifuggendo i contatti umani diventati così difficili a causa delle sofferenze che risvegliavano in lui.
Era un uomo profondamente ferito nell’animo e senza più aspettative, ma l’aspetto più triste stava nel fatto che aveva deciso di chiudersi in sé senza stabilire rapporti con nessuno.
Non ho idea per quale motivo scelse di aprirsi con me, forse saltuariamente sentiva la necessità di liberarsi dalle sue angosce. Mi sono trovato improvvisamente di fronte a un uomo totalmente opposto rispetto alla mia prima impressione.
Gustave era una bella persona, buono e sensibile, capace di dare molto al prossimo, ma ahimè, tradito dalla vita, come si definiva lui. Non so che fine abbia fatto, voglio pensare che sia riuscito a superare i suoi problemi e che si sia riappacificato con la vita.
A volte, quando cammino, mi sembra di scorgerlo in lontananza. Me lo immagino sorridente, soddisfatto e disponibile al contatto: un uomo e un pellegrino rinnovato nello spirito e con il cuore aperto a nuovi orizzonti.
La nostra avventura prosegue
Vuoi metterti anche tu in cammino tra le parole e partecipare alla selezione per la pubblicazione su ilcamminodisantiago.net?
Scrivici tramite il form della pagina Contatti, tramite la nostra pagina Facebook o all’indirizzo info(chiocciola)ilcamminodisantiago.net, il prossimo pellegrino a essere scelto potresti essere tu! 🙂
