
Ciò che più distingue il Cammino di Santiago da ogni altra esperienza, viaggio o avventura, è la capacità di far scaturire emozioni intense e riflessioni profonde. Passo dopo passo, settimana dopo settimana, ogni pellegrino si sorprende per quanta forza possa esserci dentro di sé, constatando quanto il Cammino stia contribuendo a far sprigionare energie prima sconosciute.
Il segreto di questa magia risiede nel fatto che, durante il Cammino, si perdono tutti i riferimenti del vivere quotidiano, entrando lentamente in un’altra dimensione emotiva: si esalta il contatto umano, si assapora la condivisione e la gioia fraterna di ritrovarsi.
Il Cammino, vissuto con il cuore e con la mente, coinvolge talmente tanto da divenire totalizzante; ciò viene ampiamente testimoniato dai numerosi racconti in cammino, scritti da pellegrini e ospitalieri, che hanno vissuto questa esperienza con intensità e profonda partecipazione.
Oggi leggeremo proprio uno di questi scritti, inviato da Paola Ceccarelli, che ci porterà sui sentieri del suo primo Cammino di Santiago compiuto nel luglio 2021.
Conosciamo Paola

“Ho studiato Cinema Televisione e Produzione Multimediale presso l’Università ́ di Bologna, città che mi ha forgiata e dove ho vissuto fino a qualche anno fa. Ho lavorato nell’ambito della produzione cinematografica e televisiva, occupandomi dell’organizzazione generale, e talvolta nel ruolo di producer.
Da sempre ho coltivato la voglia di stare a contatto con la natura, il camminare e la condivisione con gli altri delle cose semplici della vita.
Mi sono fatta sempre guidare dalla mia forte emotività e dalla ricerca del benessere interiore, così, a giugno 2021, ho deciso di preparare uno zaino con dentro pochi indumenti. Partendo da San Jean Pied de Port, mi sono diretta dapprima verso Santiago de Compostela, proseguendo poi verso Fatima.
Sono stati due mesi che hanno cambiato in me il modo di vedere le cose, che mi hanno aperto gli occhi e risvegliato l’anima. Da allora ho deciso di camminare, accogliere i pellegrini, ascoltare le loro storie, ma soprattutto ammirare ogni giorno una nuova alba o un tramonto vivendo appunto sul Cammino.
Attualmente sto elaborando e pubblicando brevi stralci dei miei diari. Spero infine di poter unire i miei studi cinematografici con questa nuova parte della mia vita, scrivendo e realizzando un documentario per dar voce a quei pellegrini che, incontrati lungo la strada, hanno continuato a vivere sul cammino come me”.
“Ci vuole un cammino per metabolizzare la propria vita, e un altro cammino per metabolizzare il cammino.” (Pellegrino)
Puoi scoprire altri racconti in cammino e seguire Paola sul suo account Instagram @paolina_encamino.
Un attimo prima di Foncebadon: la magia delle stelle alla fine della Meseta
Il colore e la solitudine della Meseta sono ormai alle spalle, il cammino della mente doveva finire a León (quattro giorni fa), queste cose non hanno un tempo ben definito e solo ieri ho iniziato a farmi domande sulla mia anima. Due giorni fa, a Villar de Mazarife, abbiamo cucinato la amatriciana: è stato un bel momento di condivisione pur non potendo essere più di due nella cucina per via del Covid.
A un tratto, è entrato in cucina un ragazzo con il fazzolettone Scout, mi pareva fosse apparso un angelo, aveva uno sguardo molto penetrante, un viso molto giovane, gli occhi pieni di spiritualità. Mi fece un complimento sul fatto che stessi preparando la cena per tutti i pellegrini e abbassai lo sguardo a terra, come mi capita spesso quando sono imbarazzata.
Notai che indossava delle infradito e aveva il segno dei sandali ai piedi e capii che di certo aveva camminato sotto il sole da molto tempo.
Che cos’è l’anima?
Si chiamava Pierluì (non so come si scrive) e da subito mi è sembrato un pellegrino che dovesse quasi scontare una pena, come se la sofferenza se la fosse imposta, o che Dio gliela avesse imposta.
Ho avuto la sensazione quindi che fosse stato chiamato dal Signore a percorrere questo pellegrinaggio.
Mi ha chiesto se potesse essere utile in qualcosa, io gli ho risposto che ormai tutti avevano ricevuto i propri compiti e che l’unica cosa che poteva fare per me era quella di sedersi a cena con noi una volta pronta la pasta. Il cuore, in modo spontaneo, mi ha suggerito d’invitarlo a cena per condividere quel momento prezioso, poiché chissà quando avremmo incontrato un altro Albergue con l’uso della cucina disponibile.
Per un po’ l´ho perso di vista, ero impegnata a gestire il gruppo di spagnoli che voleva buttare la pasta prima che l’acqua bollisse: non potevo permetterlo! Pensai quindi che Pierluì stesse riposando, invece poco dopo rientra in cucina con delle buste della spesa mostrandomele sorridendo: aveva riportato ciliege come “dessert” per la cena, è stato molto gentile!
Era apprensivo durante la preparazione della cena e contemporaneamente mi ha chiesto come si sentiva il mio corpo nel camminare così a lungo. Ha apprezzato il mio non sapermi esprimere bene con l’inglese e mi ha chiesto di parlargli in italiano: ci saremmo capiti in qualche modo.
Durante la cena, ha raccontato le sue storie durante il cammino, in particolare quelle che ha vissuto ed erano troppo immense per le mie orecchie, pensai. É stato di certo molto umile, poiché lui stesso camminava già da Le Puy, quindi era in cammino da più di un mese, chiedendo ospitalità nelle parrocchie e nei conventi, talvolta anche fuori accanto a una chiesa, sotto il cielo stellato.
Camminava tutto il giorno dalle prime luci del giorno alle ultime della notte, non badava quindi ai chilometri e se avesse trovato o meno una struttura dove dormire.
L’incontro con la mia anima
Dopo cena, siamo saliti in terrazza ad aspettare l’arrivo delle stelle. Nell’attesa ha condiviso la sua storia, e i suoi occhi, nonostante la pochissima luce che proveniva dalla finestra del bagno e il tono della sua voce, mi hanno toccato l’anima. Alla fine del suo racconto abbiamo alzato gli occhi al cielo e sopra di noi vi era il tappeto di stelle… così blu era quel cielo!
Siamo rimasti in silenzio per un po’! Poco dopo mi sono alzata per andare a dormire e nel letto ho pianto…pensando a lui, alla sua storia e le sue parole. Quella sera Tania disse “La tua anima è immensa!”.
Il giorno dopo, ci siamo alzati alle 5 e abbiamo camminato sotto la luce di quelle stesse stelle, lasciandoci alle spalle Pierluì che dormiva ancora nel suo sacco. Avrei voluto dirgli tantissime cose, ma in inglese sarebbe stato impossibile. Sapevo che non lo avrei rivisto. Anche l’indomani, avrei voluto proseguire con lui.
So che sarebbe stato troppo, anche se forse mi sarei sentita finalmente in pace, ma se il cammino vorrà ci ricongiungerà, anche se la sensazione è stata proprio quella che non l’avrei rivisto mai più.
È stato un incontro molto forte e l’indomani ho voluto affrontare il mio mostro camminando da sola 31 km sotto il sole: credevo di non farcela, ma poi ho pensato che dietro di me c’era senz’altro Pierluì, e così durante quel tratto ho iniziato a riflettere sulla mia anima, se ne avessi una e se sapessi cosa fosse avere un’anima.
Ho pianto ancora perché temevo di non avere una risposta e, sinceramente, non credo di averla ancora trovata. Quello che forse ho trovato è un po’ di pace, non appena arrivata in cima alla montagna alle porte di Foncebadon; e dopo essermi voltata, ho percepito pace, libertà, infinito.
Un altro viaggio nei racconti in cammino

Oggi abbiamo letto insieme le parole scritte da Paola, che per qualche istante ci ha portato con sé in una delicata storia che narra un fugace incontro di anime affini.
Camminare insieme, mano nella mano; forse è proprio questo che il Cammino ci insegna, indipendentemente dai nostri perché, talvolta così difficili da scorgere.
Hai scritto anche tu qualcosa che ti piacerebbe condividere? Scrivi a info(chiocciola)ilcamminodisantiago.net e partecipa alla selezione per le prossime pubblicazioni!
Le immagini presenti nell’articolo sono state gentilmente fornite da Paola Ceccarelli
